Titolo: Dear Martin
[Titolo originale: Dear Martin]
Autrice: Nic Stone
Editore: Giralangolo
Data di uscita: 3 Maggio 2018
Genere: Narrativa contemporanea | razzismo | YA
Pagine: 240
Volume della serie: 1° | dilogia
Dear Martin di Nic Stone, pubblicato dalla casa editrice Giralangolo, è il primo di una dilogia con protagonista un giovanissimo ragazzo afroamericano che cerca di vivere con la filosofia del Reverendo Martin Luther King.
- La mia Recensione -
Il protagonista nonché voce narrante di questo romanzo è Justyce McAllister, diciassettenne dal promettente futuro... o meglio questo è quello per cui ha sempre lottato.
Justyce sta per diplomarsi alla Braselton Preparatory Academy di Atlanta, in Georgia, con una borsa di studio ottenuta grazie ai suoi eccellenti voti e all'immenso impegno che quotidianamente dedica allo studio.
Quoziente Intellettivo da genio, capitano della squadra alle gare di dibattito, aspira a laurearsi in legge in una delle migliori università ... e perché fa tutto questo?
Perché Justyce ha la pelle nera molto scura, è cresciuto in un quartiere poco raccomandabile, ma è un bravo ragazzo e ha buon cuore: sua madre ha sempre cercato di farlo rigare dritto e di spronarlo al massimo per crearsi un buon futuro grazie alla sua intelligenza e per tenerlo il più lontano dai guai.
Quelli in cui potrebbe cacciarsi... e quelli in cui potrebbero cacciarlo gli altri.
Nonostante il suo buon cuore, l'altruismo, l'educazione e l'intelligenza che lo contraddistingue, Justyce infatti imparerà presto quanto il colore scuro della sua pelle lo possa ficcare in enormi e rischiosissime situazioni in cui i bianchi razzisti lo scambieranno comunque per un delinquente, non importa cosa lui stia o non stia facendo, non importa in che luogo lui si trovi, lo condanneranno già al primo sguardo solo ed unicamente per la sua pelle.
E la cosa è terribilmente ingiusta!!
Justyce subirà discriminazione e razzismo quando, per un fraintendimento, verrà visto vicino all'auto della sua ex ragazza... ragazza che ha la pelle molto molto chiara, quasi bianca. Non importa se lui stava solo cercando di aiutarla perché ubriaca, evitando che lei si mettesse al volante.
Non importa se lui non fosse minimamente armato.
Al poliziotto che lo ha braccato all'improvviso, l'ha buttato a terra e ammanettato in malo modo a suon di urla aggressive, interessa solo che lui avesse "una sospetta felpa col cappuccio" e che lui sia nero. Punto.
Justyce è un bravo ragazzo. Non ha commesso alcun reato. E allora perché quel poliziotto lo ha ammanettato e sbattuto a terra senza nemmeno lasciarlo spiegare?
Ma soprattutto, se non fosse stato afroamericano le cose sarebbero andate diversamente?
Credeva che facendo di tutto per diventare un rispettabile membro della società non gli sarebbero capitate le sfighe di QUEI neri del suo quartiere dai quali si è sempre tenuto alla larga. Eppure...
Da quando viene arrestato, Justyce viene preso dal panico: tutte le sue certezze, i suoi eccellenti voti scolastici, tutto il suo essere davvero un bravo ragazzo non conta: viene considerato un delinquente.
Il terrore che lo attanasglia da quel momento inizia a farlo riflettere un sacco, tanto da portarlo a scrivere nel suo quaderno delle lettere indirizzate al reverendo Martin Luther King.
Queste sue lettere sono a senso unico e non le fa leggere a nessuno, però il solo fatto di potersi "confidare" attraverso quelle righe gli permette di riflettere davvero se sia meglio agire come ha fatto il reverendo: una quotidiana protesta non violenta contro il razzismo.
Il romanzo ruota attorno alla vita del giovanissimo Justyce, ma attraverso i suoi occhi l'autrice descrive numerose dinamiche razziste, discriminazioni e soprusi, ingiustizie e terrore che le persone con la carnagione scura subiscono quotidianamente.
Chi più, chi meno, ma l'elemento comune è il terrore di essere fraintesi e di poter perdere la propria libertà e/o la propria vita ingiustamente, da un momento all'altro, a prescindere anche dall'età .
Nella storia verranno citati casi di giovanissimi che hanno perso la vita solo per il colore della loro pelle, anche se erano disarmati, brave persone, e minorenni.
Nella storia avranno particolare rilevanza per il protagonista i suoi due migliori amici: Manny Rivers e Sarah-Jane Friedman.
Quando ho scelto di leggere Dear Martin ero consapevole della tipologia di contenuti che avrei affrontato, ero consapevole che mi sarei arrabbiata per le ingiustizie, che avrei empatizzato con determinate situazioni e persone, che avrei riflettuto molto. Eppure so che è necessario affrontare letture di questo tipo: non sono leggere, non sono serene e/o a lieto fine perché, anche se storie inventate, si basano sulla realtà quotidiana di tante, tantissime persone... e la cosa fa male, parecchio male.
Per quanto io sia empatica e con la mentalità aperta, non posso nemmeno immaginare cosa si provi davvero ad essere costantemente squadrati e fraintesi solo per il colore della pelle... e la cosa mi fa soffrire molto.
Ho sempre detestato ogni tipo di soppruso e di ingiustizia, perché penso che ogni singola persona abbia il diritto di vivere in pace e libertà no matter what... Ero consapevole che questo libro avrebbe scosso la mia tranquillità , che mi avrebbe fatta riflettere e avrebbe riattivato le mie attenzioni su tematiche che mi stanno a cuore e delle quali non si parla mai abbastanza...
Ho gradito molto l'idea che l'autrice Nic Stone ha scelto per scrivere questo suo romanzo, per parlare ai più giovani (e non solo) di tematiche forti che non hanno ancora trovato soluzione, perché c'è sempre qualcuno che si ritiene superiore e in potere di calpestare e spezzare le vite altrui... e la cosa fa male, tanto tanto male!
Dear Martin non è di certo una lettura allegra né felice, è invece una lettura scorrevole e fresca con un contenuto bello tosto che - secondo il mio modesto parere - dovrebbe essere letto il più possibile.
Qual è il modo giusto di reagire a tali soprusi?
Quale insegnamento trarre dal dolore che ne deriva?
Cosa ci ha insegnato Martin Luther King?
Queste sono solo alcune delle domande contenute in questo romanzo, e non è mai abbastanza parlarne, riflettere e agire.
P.S. Ovviamente ora sono molto curiosa di leggere il seguito del libro, Dear Justyce.
Justyce sta per diplomarsi alla Braselton Preparatory Academy di Atlanta, in Georgia, con una borsa di studio ottenuta grazie ai suoi eccellenti voti e all'immenso impegno che quotidianamente dedica allo studio.
Quoziente Intellettivo da genio, capitano della squadra alle gare di dibattito, aspira a laurearsi in legge in una delle migliori università ... e perché fa tutto questo?
Perché Justyce ha la pelle nera molto scura, è cresciuto in un quartiere poco raccomandabile, ma è un bravo ragazzo e ha buon cuore: sua madre ha sempre cercato di farlo rigare dritto e di spronarlo al massimo per crearsi un buon futuro grazie alla sua intelligenza e per tenerlo il più lontano dai guai.
Quelli in cui potrebbe cacciarsi... e quelli in cui potrebbero cacciarlo gli altri.
Nonostante il suo buon cuore, l'altruismo, l'educazione e l'intelligenza che lo contraddistingue, Justyce infatti imparerà presto quanto il colore scuro della sua pelle lo possa ficcare in enormi e rischiosissime situazioni in cui i bianchi razzisti lo scambieranno comunque per un delinquente, non importa cosa lui stia o non stia facendo, non importa in che luogo lui si trovi, lo condanneranno già al primo sguardo solo ed unicamente per la sua pelle.
E la cosa è terribilmente ingiusta!!
Justyce subirà discriminazione e razzismo quando, per un fraintendimento, verrà visto vicino all'auto della sua ex ragazza... ragazza che ha la pelle molto molto chiara, quasi bianca. Non importa se lui stava solo cercando di aiutarla perché ubriaca, evitando che lei si mettesse al volante.
Non importa se lui non fosse minimamente armato.
Al poliziotto che lo ha braccato all'improvviso, l'ha buttato a terra e ammanettato in malo modo a suon di urla aggressive, interessa solo che lui avesse "una sospetta felpa col cappuccio" e che lui sia nero. Punto.
Justyce è un bravo ragazzo. Non ha commesso alcun reato. E allora perché quel poliziotto lo ha ammanettato e sbattuto a terra senza nemmeno lasciarlo spiegare?
Ma soprattutto, se non fosse stato afroamericano le cose sarebbero andate diversamente?
Credeva che facendo di tutto per diventare un rispettabile membro della società non gli sarebbero capitate le sfighe di QUEI neri del suo quartiere dai quali si è sempre tenuto alla larga. Eppure...
C'è gente che quando mi guarda non vede una persona con dei diritti, ma io non so bene come comportarmi [...]
Da quando viene arrestato, Justyce viene preso dal panico: tutte le sue certezze, i suoi eccellenti voti scolastici, tutto il suo essere davvero un bravo ragazzo non conta: viene considerato un delinquente.
Il terrore che lo attanasglia da quel momento inizia a farlo riflettere un sacco, tanto da portarlo a scrivere nel suo quaderno delle lettere indirizzate al reverendo Martin Luther King.
Queste sue lettere sono a senso unico e non le fa leggere a nessuno, però il solo fatto di potersi "confidare" attraverso quelle righe gli permette di riflettere davvero se sia meglio agire come ha fatto il reverendo: una quotidiana protesta non violenta contro il razzismo.
Quel che mi è successo stanotte mi ha cambiato. Non che io adesso intenda andarmene in giro incazzato in cerca di rogne, ma non posso neanche continuare a fingere cge fili tutto liscio. D'accordo, non ci sono più le fontanelle riservare alla gente nera e tecnicamente ogni forma di discriminazione è diventat aillegale, ma se possono inchiodarmi a terra con delle manette che mi segano i polsi quando non ho fatto niente di male, è chiaro che qualcosa ancora non funziona. Che la cosiddetta ugualianza non esiste, come invece vogliono farci credere.
Perciò d'ora in poi ho deciso di prestare più attenzione. Di cominciare a guardare davvero le cose che succedono e prenderne nota. Per muovermi di conseguenza. È per questo che ti sto scrivendo Martin. Tu hai affrontato situazioni ben peggiori [...]
Il romanzo ruota attorno alla vita del giovanissimo Justyce, ma attraverso i suoi occhi l'autrice descrive numerose dinamiche razziste, discriminazioni e soprusi, ingiustizie e terrore che le persone con la carnagione scura subiscono quotidianamente.
Chi più, chi meno, ma l'elemento comune è il terrore di essere fraintesi e di poter perdere la propria libertà e/o la propria vita ingiustamente, da un momento all'altro, a prescindere anche dall'età .
Nella storia verranno citati casi di giovanissimi che hanno perso la vita solo per il colore della loro pelle, anche se erano disarmati, brave persone, e minorenni.
Nella storia avranno particolare rilevanza per il protagonista i suoi due migliori amici: Manny Rivers e Sarah-Jane Friedman.
Quando ho scelto di leggere Dear Martin ero consapevole della tipologia di contenuti che avrei affrontato, ero consapevole che mi sarei arrabbiata per le ingiustizie, che avrei empatizzato con determinate situazioni e persone, che avrei riflettuto molto. Eppure so che è necessario affrontare letture di questo tipo: non sono leggere, non sono serene e/o a lieto fine perché, anche se storie inventate, si basano sulla realtà quotidiana di tante, tantissime persone... e la cosa fa male, parecchio male.
Per quanto io sia empatica e con la mentalità aperta, non posso nemmeno immaginare cosa si provi davvero ad essere costantemente squadrati e fraintesi solo per il colore della pelle... e la cosa mi fa soffrire molto.
Ho sempre detestato ogni tipo di soppruso e di ingiustizia, perché penso che ogni singola persona abbia il diritto di vivere in pace e libertà no matter what... Ero consapevole che questo libro avrebbe scosso la mia tranquillità , che mi avrebbe fatta riflettere e avrebbe riattivato le mie attenzioni su tematiche che mi stanno a cuore e delle quali non si parla mai abbastanza...
Ho gradito molto l'idea che l'autrice Nic Stone ha scelto per scrivere questo suo romanzo, per parlare ai più giovani (e non solo) di tematiche forti che non hanno ancora trovato soluzione, perché c'è sempre qualcuno che si ritiene superiore e in potere di calpestare e spezzare le vite altrui... e la cosa fa male, tanto tanto male!
Dear Martin non è di certo una lettura allegra né felice, è invece una lettura scorrevole e fresca con un contenuto bello tosto che - secondo il mio modesto parere - dovrebbe essere letto il più possibile.
Qual è il modo giusto di reagire a tali soprusi?
Quale insegnamento trarre dal dolore che ne deriva?
Cosa ci ha insegnato Martin Luther King?
Queste sono solo alcune delle domande contenute in questo romanzo, e non è mai abbastanza parlarne, riflettere e agire.
P.S. Ovviamente ora sono molto curiosa di leggere il seguito del libro, Dear Justyce.
Nic Stone è un'autrice di narrativa per ragazzi, nata e cresciuta nella periferia di Atlanta. Ha alle spalle una laurea in psicologia, un lavoro nell'educazione giovanile - grazie al quale ha vissuto per qualche anno in Israele - e una passione per i racconti d'avventura.
Oltre a Dear Martin, che è il suo romanzo d'esordio e ha occupato a lungo i primi posti in classifica negli Stati Uniti, ha pubblicato altri quattro romanzi: Odd one out, Clean gataway, Jackpot e il sequel del suo primo romanzo Dear Justyce.
Oltre a Dear Martin, che è il suo romanzo d'esordio e ha occupato a lungo i primi posti in classifica negli Stati Uniti, ha pubblicato altri quattro romanzi: Odd one out, Clean gataway, Jackpot e il sequel del suo primo romanzo Dear Justyce.
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