Titolo: Qua è rimasto Autunno
Autore: Antonio Dikele Distefano
Editore: Rizzoli
Data di uscita: 25 Ottobre 2022
Genere: Narrativa contemporanea
Pagine: 192
Volume: autoconclusivo
Qua è rimasto Autunno di Antonio Dikele Distefano, pubblicato dalla casa editrice Rizzoli, è l'ultimo libro pubblicato dall'autore, libro da cui ha tratto ispirazione per un film "Autum beat" che vede per la prima volta Antonio Dikele Distefano alla regia.
- La mia Recensione -
Il principale protagonista nonché voce narrante di questo romanzo è Tito, secondogenito della sua famiglia un po’ disastrata… tuttavia l’anello di congiunzione attorno a cui ruotano tutti i personaggi di questo libro è Paco, suo fratello maggiore.
Paco è sempre stato l’imprevedibile, quello potente, quello che seguiva un sogno.
Invece Tito era quello sempre in ritardo, inattendibile, in bilico… Tutto è sempre ruotato attorno a Paco, quello che ci sapeva fare in tutto, e del fratellino timido con la testa tra le nuvole diceva:
I due fratelli, seppur così diversi in tutto, sono sempre stati insieme… legati dalla passione per la Musica, ma anche da una persona che ha segnato le loro vite, Ife. Lei era l’unica affidabile e che distingueva il giusto dallo sbagliato. Ma anche quella che è finita per scegliere la strada sbagliata e tra i due il fratello che le ha spezzato il cuore.
Ife era importantissima per i due fratelli… ma qualcosa ha cambiato per sempre le loro vite, qualcosa che li ha portati ad allontanarsi emotivamente e fisicamente, che ha quasi rovinato del tutto i loro contatti. Un fatto assai rilevante del quale però non hanno più parlato, ma che necessita chiarimenti.
E poi c’è David, quello proiettato nel futuro fin da giovanissimo, il caro amico che c’è sempre stato sia per Paco che per Tito, quello pragmatico che aveva il sogno di lavorare nel mondo della Musica e ce l’ha messa davvero tutta per riuscirci. Quello che ha dato speranza ai due fratelli, quello che è stato il solo sostegno quando qualcosa è andato storto e Paco e Tito hanno litigato definitivamente.
Sono passati già nove anni da quel momento, e ora i due fratelli non potranno più chiarire, perché, all’improvviso, Paco è morto in una notte di pioggia.
Se n’è andato di scena come ha sempre vissuto: in modo improvviso ed eclatante, lasciandosi dietro strascichi di cose irrisolte che, puntualmente, ricadono sugli altri, in particolare su suo fratello Tito.
Ed è qui che inizia la narrazione del libro: il funerale di Paco.
Ora che Paco non c’è più, ricade su Tito anche la piccola Aisha, la figlia di Paco e Ife, una bambina di nove anni, così innocente, sveglia, curiosa, sensibile, una bambina che è stata cresciuta dal padre e che ora è sola.
David non se ne può occupare, e quindi viene chiesto a Tito di prenderla con sé.
Lui che finalmente era riuscito a farsi una vita lontano dal fratello, una vita solitaria, un po’ triste, ma solo sua. Lui che ha dovuto ingoiare tanti rospi per colpa del fratello maggiore, lui che tiene dentro di sé tanta rabbia e risentimenti, lui che – per sopravvivere – ha dovuto staccarsi dal fratello maggiore.
Aisha però non ha colpa di ciò che ha fatto suo padre, è solo una bambina buonissima e paziente che ha bisogno di qualcuno che le voglia bene davvero. Quei suoi occhi luminosi, quella sua delicatezza, la sua manina che all’improvviso accarezza la guancia di quello zio solitario e chiuso in sé che non l’ha vista crescere, ma che è l’unico della famiglia che le è rimasto…
Saranno proprio questi piccoli dettagli a far spuntare uno spiraglio d’affetto nel cuore di Tito, che lo faranno riflettere molto sul proprio passato, sulla propria vita, sul futuro della bambina e su quanto Paco abbia ripercussioni sulle vite altrui anche da quando non c’è più.
Nel viso innocente di Aisha ci sono gli occhi di Paco e le labbra di Ife, c’è tutta la storia di quei tre ragazzi, tutto il male e il bene che sono stati capaci di farsi. E per Tito non è assolutamente semplice averla in casa, perché anche solo a guardarla gli tornano in mente tantissimi ricordi del passato che lui aveva voluto chiudere in un cassetto da tempo.
Ma quella bambina è anche l’occasione di riappacificarsi con quel passato ed essere finalmente liberi di vivere il futuro. Lei è un pezzo di ciascuno di loro, l’opportunità di essere di nuovo una parte di un tutto che si chiama famiglia.
Quando ho scelto di leggere “Qua è rimasto Autunno” sapevo che non sarebbe stata una lettura leggera, e immaginavo che ci sarebbero state delle scene dure, come anche mi aspettavo di ritrovare la scrittura scorrevolissima e diretta di Antonio Dikele Distefano, dopo aver letto i suoi precedenti libri.
Però non immaginavo di trovare questa storia.
Le due voci narranti che si alternano tra i capitoli sono quelle di Tito e Ife, in particolare quella di Tito. Scavano tra i pensieri, affondando piano piano nei ricordi del passato, quei ricordi dolci-amari (più amari) che hanno segnato le loro vite per sempre, quella presenza ingombrante e al contempo magnetica di Paco che li attirava e respingeva, li abbagliava e li feriva.
Pian piano, tra le parole dei due, affiorano fatti e antefatti che chiariscono sempre più al lettore le motivazioni e i retroscena che li hanno portati a quel punto, così lontani da Paco e allo stesso tempo così irrimediabilmente feriti.
E sarà proprio grazie alla presenza della piccola Aisha che tutto verrà scombussolato e rimesso in gioco, tutto sarà visto da una nuova prospettiva: quella del futuro di una bambina che non ha nessuna colpa, e che è capitata in una famiglia un po’ disastrata.
Ho apprezzato molto il lato introspettivo della narrazione dei due personaggi che parlano ai lettori, in una sorta di racconto-diario-flusso di coscienza, perché la storia è così: caoticamente ordinata, precisamente disordinata… insomma non è lineare, ma ha un suo perché.
La penna di Antonio Dikele Distefano è una penna schietta, diretta, che non cerca di indorare la pillola: scrive in modo chiaro e conciso, ma al contempo molto efficace ciò di cui vuole parlare, trattando della sofferenza in ogni suo spettro senza timore. Ha un proprio stile di scrittura, che io apprezzo molto. Indipendentemente dalla storia, è un autore che io apprezzo e di cui sono sempre curiosissima di leggere i suoi nuovi romanzi.
In questo caso la storia è molto diversa da quelle precedenti, non è una storia allegra né una di redenzione, è una storia che cerca la verità in una famiglia un po’ scomoda, cerca di trovare i lati positivi anche in quelle situazioni “autunnali” così grigie e tristi che sembrano interminabili… ma che si possono affrontare soltanto con accanto qualcuno che ci voglia davvero, incondizionatamente bene. E la Musica può essere un perfetto filo conduttore per unire anche legami così apparentemente distanti.
Non so se questo libro sia simile o diverso dal film, perché non l’ho ancora visto, ma posso dire che questo romanzo ha scavato nel profondo, e seppure sia relativamente breve, ha affrontato un pezzo importante della vita dei suoi protagonisti, parlando nel “presente” e comprendendo anche molto del loro “passato” e “futuro”.
Paco è sempre stato l’imprevedibile, quello potente, quello che seguiva un sogno.
Invece Tito era quello sempre in ritardo, inattendibile, in bilico… Tutto è sempre ruotato attorno a Paco, quello che ci sapeva fare in tutto, e del fratellino timido con la testa tra le nuvole diceva:
“È di poche parole, ma è simpatico” diceva.
I due fratelli, seppur così diversi in tutto, sono sempre stati insieme… legati dalla passione per la Musica, ma anche da una persona che ha segnato le loro vite, Ife. Lei era l’unica affidabile e che distingueva il giusto dallo sbagliato. Ma anche quella che è finita per scegliere la strada sbagliata e tra i due il fratello che le ha spezzato il cuore.
Ife era importantissima per i due fratelli… ma qualcosa ha cambiato per sempre le loro vite, qualcosa che li ha portati ad allontanarsi emotivamente e fisicamente, che ha quasi rovinato del tutto i loro contatti. Un fatto assai rilevante del quale però non hanno più parlato, ma che necessita chiarimenti.
E poi c’è David, quello proiettato nel futuro fin da giovanissimo, il caro amico che c’è sempre stato sia per Paco che per Tito, quello pragmatico che aveva il sogno di lavorare nel mondo della Musica e ce l’ha messa davvero tutta per riuscirci. Quello che ha dato speranza ai due fratelli, quello che è stato il solo sostegno quando qualcosa è andato storto e Paco e Tito hanno litigato definitivamente.
Sono passati già nove anni da quel momento, e ora i due fratelli non potranno più chiarire, perché, all’improvviso, Paco è morto in una notte di pioggia.
Se n’è andato di scena come ha sempre vissuto: in modo improvviso ed eclatante, lasciandosi dietro strascichi di cose irrisolte che, puntualmente, ricadono sugli altri, in particolare su suo fratello Tito.
Ed è qui che inizia la narrazione del libro: il funerale di Paco.
È tutta colpa di Paco. Mi sento come quelle stelle che finiscono nell’orbita di un corpo celeste immensamente più grande, attratte dalla loro gravità. Questa è stata la mia storia, definita dalle scelte e dagli errori di mio fratello. E come ogni stella, la sua morte ha originato il buco nero in cui sono precipitato anche io. Mi ha rovinato la vita, quando c’era e anche ora che non c’è più.
Ora che Paco non c’è più, ricade su Tito anche la piccola Aisha, la figlia di Paco e Ife, una bambina di nove anni, così innocente, sveglia, curiosa, sensibile, una bambina che è stata cresciuta dal padre e che ora è sola.
David non se ne può occupare, e quindi viene chiesto a Tito di prenderla con sé.
Lui che finalmente era riuscito a farsi una vita lontano dal fratello, una vita solitaria, un po’ triste, ma solo sua. Lui che ha dovuto ingoiare tanti rospi per colpa del fratello maggiore, lui che tiene dentro di sé tanta rabbia e risentimenti, lui che – per sopravvivere – ha dovuto staccarsi dal fratello maggiore.
Aisha però non ha colpa di ciò che ha fatto suo padre, è solo una bambina buonissima e paziente che ha bisogno di qualcuno che le voglia bene davvero. Quei suoi occhi luminosi, quella sua delicatezza, la sua manina che all’improvviso accarezza la guancia di quello zio solitario e chiuso in sé che non l’ha vista crescere, ma che è l’unico della famiglia che le è rimasto…
Saranno proprio questi piccoli dettagli a far spuntare uno spiraglio d’affetto nel cuore di Tito, che lo faranno riflettere molto sul proprio passato, sulla propria vita, sul futuro della bambina e su quanto Paco abbia ripercussioni sulle vite altrui anche da quando non c’è più.
Nel viso innocente di Aisha ci sono gli occhi di Paco e le labbra di Ife, c’è tutta la storia di quei tre ragazzi, tutto il male e il bene che sono stati capaci di farsi. E per Tito non è assolutamente semplice averla in casa, perché anche solo a guardarla gli tornano in mente tantissimi ricordi del passato che lui aveva voluto chiudere in un cassetto da tempo.
Ma quella bambina è anche l’occasione di riappacificarsi con quel passato ed essere finalmente liberi di vivere il futuro. Lei è un pezzo di ciascuno di loro, l’opportunità di essere di nuovo una parte di un tutto che si chiama famiglia.
Perdonarsi è l’unico modo per fare pace con il passato. […]
Immagino che la vita sia questo e molto altro ancora, è lottare e tenersi strette le persone che ami, e affrontare insieme, come una famiglia, anche quei lunghi autunni che sembrano non passare mai.
Quando ho scelto di leggere “Qua è rimasto Autunno” sapevo che non sarebbe stata una lettura leggera, e immaginavo che ci sarebbero state delle scene dure, come anche mi aspettavo di ritrovare la scrittura scorrevolissima e diretta di Antonio Dikele Distefano, dopo aver letto i suoi precedenti libri.
Però non immaginavo di trovare questa storia.
Le due voci narranti che si alternano tra i capitoli sono quelle di Tito e Ife, in particolare quella di Tito. Scavano tra i pensieri, affondando piano piano nei ricordi del passato, quei ricordi dolci-amari (più amari) che hanno segnato le loro vite per sempre, quella presenza ingombrante e al contempo magnetica di Paco che li attirava e respingeva, li abbagliava e li feriva.
Pian piano, tra le parole dei due, affiorano fatti e antefatti che chiariscono sempre più al lettore le motivazioni e i retroscena che li hanno portati a quel punto, così lontani da Paco e allo stesso tempo così irrimediabilmente feriti.
E sarà proprio grazie alla presenza della piccola Aisha che tutto verrà scombussolato e rimesso in gioco, tutto sarà visto da una nuova prospettiva: quella del futuro di una bambina che non ha nessuna colpa, e che è capitata in una famiglia un po’ disastrata.
Ho apprezzato molto il lato introspettivo della narrazione dei due personaggi che parlano ai lettori, in una sorta di racconto-diario-flusso di coscienza, perché la storia è così: caoticamente ordinata, precisamente disordinata… insomma non è lineare, ma ha un suo perché.
La penna di Antonio Dikele Distefano è una penna schietta, diretta, che non cerca di indorare la pillola: scrive in modo chiaro e conciso, ma al contempo molto efficace ciò di cui vuole parlare, trattando della sofferenza in ogni suo spettro senza timore. Ha un proprio stile di scrittura, che io apprezzo molto. Indipendentemente dalla storia, è un autore che io apprezzo e di cui sono sempre curiosissima di leggere i suoi nuovi romanzi.
In questo caso la storia è molto diversa da quelle precedenti, non è una storia allegra né una di redenzione, è una storia che cerca la verità in una famiglia un po’ scomoda, cerca di trovare i lati positivi anche in quelle situazioni “autunnali” così grigie e tristi che sembrano interminabili… ma che si possono affrontare soltanto con accanto qualcuno che ci voglia davvero, incondizionatamente bene. E la Musica può essere un perfetto filo conduttore per unire anche legami così apparentemente distanti.
Non so se questo libro sia simile o diverso dal film, perché non l’ho ancora visto, ma posso dire che questo romanzo ha scavato nel profondo, e seppure sia relativamente breve, ha affrontato un pezzo importante della vita dei suoi protagonisti, parlando nel “presente” e comprendendo anche molto del loro “passato” e “futuro”.
Antonio Dikele Distefano(nato il 25 Maggio 1992), è scrittore, autore, sceneggiatore e regista italiano. Originario dell’Angola, nato a Busto Arsizio e cresciuto a Ravenna, e ha iniziato a scrivere molto giovane.
Il suo primo libro Antonio l’ha scritto nel 2014 come uno sfogo, contro ogni previsione, contro tutti quelli che gli dicevano che non sarebbe mai potuto diventare uno scrittore, ma lui l’ha scritto ugualmente, l’ha auto-pubblicato e solo in seguito è satato rieditato, riveduto e corretto da Mondadori nel 2015. Inoltre, Antonio si è appassionato alla musica hip-hop componendo alcuni brani sotto lo pseudonimo di "Nashy". Nel 2013 ha fatto parte del duo Primavera Araba.
Dal 2015, dopo il primo libro “Fuori piove, dentro pure, passo a prenderti?”, ne ha pubblicati altri 4, uno all’anno, sempre con la casa editrice Mondadori: “Prima o poi ci passerà (POPCA)” (2016), “Chi sta male non lo dice” (20017), “Non ho mai avuto la mia età” (2018), “Bozze” (2018).
Da poco è stato pubblicato il suo sesto libro “Qua è rimasto Autunno” pubblicato con la casa editrice Rizzoli.
Inoltre Antonio collabora con la testata giornalistica Esse Magazine, collabora con programmi radiofonici e mediatici, ed è inoltre autore e regista di due serie televisive targate Netflix tratte da due suoi romanzi: Zero (tratto dal suo romanzo Non ho mai avuto la mia età), e Autum Beat (film che rappresenta il ritratto della seconda generazione di neri italiani ambientato nel mondo del rap, segna il suo esordio nella regia)..
Il suo primo libro Antonio l’ha scritto nel 2014 come uno sfogo, contro ogni previsione, contro tutti quelli che gli dicevano che non sarebbe mai potuto diventare uno scrittore, ma lui l’ha scritto ugualmente, l’ha auto-pubblicato e solo in seguito è satato rieditato, riveduto e corretto da Mondadori nel 2015. Inoltre, Antonio si è appassionato alla musica hip-hop componendo alcuni brani sotto lo pseudonimo di "Nashy". Nel 2013 ha fatto parte del duo Primavera Araba.
Dal 2015, dopo il primo libro “Fuori piove, dentro pure, passo a prenderti?”, ne ha pubblicati altri 4, uno all’anno, sempre con la casa editrice Mondadori: “Prima o poi ci passerà (POPCA)” (2016), “Chi sta male non lo dice” (20017), “Non ho mai avuto la mia età” (2018), “Bozze” (2018).
Da poco è stato pubblicato il suo sesto libro “Qua è rimasto Autunno” pubblicato con la casa editrice Rizzoli.
Inoltre Antonio collabora con la testata giornalistica Esse Magazine, collabora con programmi radiofonici e mediatici, ed è inoltre autore e regista di due serie televisive targate Netflix tratte da due suoi romanzi: Zero (tratto dal suo romanzo Non ho mai avuto la mia età), e Autum Beat (film che rappresenta il ritratto della seconda generazione di neri italiani ambientato nel mondo del rap, segna il suo esordio nella regia)..
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