lunedì 8 gennaio 2024

Recensione "LA CARTOLINA" di Anne Berest - Edizioni E/O


Titolo: La cartolina
[Titolo originale: La Carte Postale]
Autrice: Anne Berest
Editore: Edizioni E/O
Data di uscita: 18 Maggio 2022
Genere: Narrativa contemporanea | storico | Shoah | storia vera
Pagine: 464
Volume: autoconclusivo


La cartolina di Anne Berest, pubblicato nella traduzione italiana dalla casa editrice Edizioni E/O, è una storia vera, una storia che scava nel passato di una famiglia, indietro nel tempo e nei ricordi.

Una storia forte fatta di storie vere, una ricostruzione storica, un’indagine contemporanea.
È un libro che contiene molti libri. Molte vite. Molti destini. È un libro in cui l’autrice va alla ricerca di se stessa, mettendo insieme i pezzi di un puzzle, dalla Russia alla Palestina, dalla Lettonia ad Auschwitz.
Un libro commovente e importante.

- La mia Recensione -


Una mattina di inizio Gennaio 2003, tra la posta caduta a terra, Lélia Picabia raccoglie una strana cartolina (che sembra quasi una fotografia) dove sul retro appare una scrittura maldestra riportante solamente quattro nomi: Ephraïm, Emma, Noémi, Jaques.
Questi però non sono nomi a caso per la famiglia Picabia! Corrispondono infatti proprio ai due nonni materni e ai due zii che, nel 1942, furono deportati e uccisi nel campo di sterminio di Auschwitz.

Chi mai avrà mandato quella cartolina?
Chi mai potrebbe sapere qualcosa di quelle quattro vite spezzate ingiustamente tanti anni prima?
E, soprattutto, perché giunge proprio ora?

I dubbi sono moltissimi, ma le domande paiono senza risposta, perché non si sa proprio a chi ci si potrebbe rivolgere per scoprirne di più… e la cartolina viene messa da parte, anche per non rivangare un periodo del passato assai doloroso della famiglia.

Dieci anni dopo però, nel 2013, Anne Berest (sì sì, proprio l’autrice del libro in carne e ossa!) che è anche la narratrice della storia, ha 34 anni, è incinta e date le sue condizioni delicate, deve stare a riposo a casa della madre, dove per caso ritrova la cartolina in un cassetto della cucina.
Un po’ per curiosità, un po’ per riempire la noia di quel riposo forzato dalla gravidanza, ma soprattutto per scoprirne di più sul suo albero genealogico così misterioso, Anne decide di chiedere informazioni alla madre Lélia. Vuole saperne di più di quei parenti di cui non sa nulla se non i nomi e che, in un modo o nell’altro, hanno segnato profondamente la storia della sua famiglia.
Non che sua madre sia entusiasta, ma Lélia inizia a raccontare alla figlia tutto ciò che sa della famiglia Rabinovitch: il papà Ephraïm, la mamma Emma, la figlia maggiore Myriam (madre di Lélia e nonna di Anne), la secondogenita Noémi, e il figlio più piccolo Itzhaak, rinominato in seguito Jaques.

Nonostante la reticenza della madre, negli anni le indagini personali di Lélia sono state così accurate da riuscire inaspettatamente a risalire a tutto ciò che è successo ai suoi nonni e zii, cosa assai complicata, visto che Myriam non parlava mai a nessuno del proprio passato.
Perciò, le parole di Lélia e tutto il dolore che sicuramente la nonna ha passato e che ha serbato nel suo cuore in solitaria sofferenza, hanno colpito e stupito Anne al punto tale da rimanerle in mente, sedimentando per ben sei anni.

La cartolina riaffiorerà ai suoi ricordi all’improvviso quando la piccola Clara (la figlioletta di Anne) dopo un infelice episodio coi compagni di scuola, dirà un po’ mogia alla nonna Lélia:
«È che gli ebrei non sono molto amati».
Queste parole sconvolgeranno come un pugno la tranquillità di mamma e nonna, tanto da indurre Anne a indagare ulteriormente, senza farsi fermare da nessuno degli innumerevoli intoppi.


La tenacia e la puntigliosità delle ricerche dei parenti scomparsi che hanno spinto Lélia, saranno d’ispirazione ad Anne per indagare su qualcosa di ancora più misterioso, complicato e difficile, partendo proprio da quella misteriosa cartolina.

Qui inizia la parte più intensa e contorta della storia, nella quale l’autrice ha scelto di parlare apertamente di una parte reale della sua vita e del passato della sua famiglia, una famiglia spezzata per colpa delle folli idee antisemite che hanno colpito l’intera Europa agli inizi del ‘900… e non solo.

La storia è una sorta di matassa intrecciata che Anne faticherà non poco per sbrogliare, pur di rimettere insieme tutti i pezzi del suo passato, della sua storia e della sua famiglia.
Certo, non è stata una passeggiata per lei, soprattutto perché non è facile trovare informazioni su qualcuno che di punto in bianco è stato spazzato via all’improvviso e di cui sono state cancellate le tracce, senza lasciare prove… almeno in apparenza.

La curiosità, la puntigliosità e la perseveranza di Anne Berest sono state fondamentali per il suo intento… Siete curiosi di sapere se le sue fatiche saranno state vane?

Incuriosita dal titolo e dalla trama, mi sono tuffata nella lettura di “La cartolina”, quello che pensavo fosse una sorta di romanzo storico… che solo poi ho scoperto essere un pezzo di vita vera vissuta proprio dall’autrice stessa. Ho apprezzato molto non solo la sua decisione di parlarne apertamente con chiunque leggerà il libro, ma anche il modo meticoloso, coraggioso e preciso con cui ha affrontato una parte oscura della sua storia, una parte che, se non avesse iniziato a scavare, quasi sicuramente sarebbe rimasta sepolta e finita nel dimenticatoio.

Spesso mi capita di imbattermi in libri di cui voglio conoscere il meno possibile prima di immergermi nella lettura, per potermi stupire maggiormente pagina dopo pagina… ed è esattamente ciò che è capitato col romanzo di Anne Berest.

Non mi aspettavo che fosse una storia così avvincente, e tantomeno che fosse vera!
È forse questo l’aspetto che mi ha maggiormente colpita di questo libro, perché spesso tendiamo ad affrontare le letture col presupposto che siano storie inventate, per quanto ben strutturate ed elaborate… e in questo caso le vicende che hanno portato l’autrice a indagare in un pezzo di storia – la sua reale storia! – partendo da un semplice oggetto come una cartolina giunta con qualche decennio di ritardo, mi hanno stupita ed incuriosita così tanto da aver divorato l’intero volume in pochissimo tempo. Seppur gustandomi avidamente appieno ogni singolo dettaglio.

Questo libro è molto più profondo e intenso di quanto possa sembrare inizialmente, è un racconto tosto e pieno di nodi che si sbrogliano, non senza difficoltà, un libro che ha affrontato con coraggio e tenacia ogni ostacolo che si è parato davanti all’autrice, ma non solo.

È un libro che parla di storia, è un libro che parla di vita, è un libro che parla di segreti, è un libro che affronta una tematica importante e forte: l’ebraismo. Vissuto, subìto, nascosto, riscoperto.

Non voglio anticiparvi nient’altro della lettura commovente, intrigante e vera che ho avuto il piacere di fare, ma ci tengo a concludere queste mie parole con una frase del libro che mi ha particolarmente colpita, che racchiude un messaggio assai importante:

Non devo dimenticarli, sennò non ci sarà più nessuno a ricordare che sono esistiti.




Anne Berest è autrice dei romanzi La Fille de son père, Les Patriarches, Sagan 1954, Recherche femme parfaite, Gabriële, scritto insieme a sua sorella Claire, e delle opere teatrali La Visite e Les filles de nos filles. Ha anche scritto la serie Mytho per “Arte”, per la quale ha ricevuto numerosi premi in Francia e all’estero.

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