Titolo: Corpo libero
Autrice: Ilaria Bernardini
Editore: Feltrinelli
Data di uscita: 19 Ottobre 2010
Genere: thriller | sportivo
Pagine: 189
Volume: autoconclusivo
Corpo libero di Ilaria Bernardini, pubblicato da Fetrinelli, è un thriller insolito, con ambientazione sportiva... incentrato sulla Ginnastica Artistica.
- La mia Recensione -
Martina, quattordici anni, ha i capelli rossi, è figlia unica, ama stare da sola, parla pochissimo, si sente invisibile e inutile, e necessita di ripetere due volte le cose per calmare la sua continua ansia.
Ma in particolare è una ginnasta agonista, passa le sue giornate in palestra da quando aveva solo quattro anni e per lei questo sport è tutto. Ha dedicato totalmente il proprio tempo, le energie e la vita a uno sport davvero tosto che richiede enormi sacrifici sia fisici che emotivi. Soprattutto perché la “vita di una ginnasta” è di breve durata: sono pochissime le ginnaste agoniste che arrivano a superare i vent’anni continuando a gareggiare ad alti livelli.
Ma chi fa ginnastica si allena con lo scopo di gareggiare e vincere. E per farlo bisogna essere le migliori, sempre, costantemente, a tutti i costi.
Questo libro inizia quando Martina si appresta a partire per Bucarest, in Romania, per una settimana di allenamenti intensivi e le tanto agognate gare di qualificazioni alle Olimpiadi.
Le altre atlete italiane selezionate che gareggeranno assieme a Martina sono le coetanee Carla, Nadia, Anna e Benedetta.
Carla e Nadia le conosce da quando avevano sette anni, quelle due sono inseparabili e parlano e si muovono sempre in sincrono: se Carla è felice, lo è anche Nadia, se Carla si arrabbia, lo fa anche Nadia. Però non potrebbero essere più diverse.
Carla proviene da una famiglia molto credente e semi-ricca, si trucca, mette le gonne, se la tira, vuole essere sempre provocante, ma soprattutto dice continuamente cattiverie su tutti e il suo modo di fare è brutale e da bulla. Nadia invece veste sempre in tuta o jeans, non si trucca, tiene i capelli sempre raccolti in una coda tiratissima, ha una madre che non la considera molto, e pende letteralmente dalle labbra di Carla: qualsiasi cosa Carla dica, lei ride, la segue, sta al suo gioco ed è sempre dalla sua parte, quasi fosse l’ombra dell’amica.
Ma la cosa più importante è che Carla è la punta di diamante della squadra di ginnastica, l’atleta su cui tutti puntano per la vittoria.
Anna e Benedetta invece si allenano in due “club di poveracce” e nonostante non siano così eccezionali in ginnastica artistica, si uniscono sempre al gruppo durante gli allenamenti con la Nazionale. Anna è di famiglia benestante, ma ha paura di tutto e spesso subisce bullismo da Carla; Benedetta invece è palesemente anoressica, spesso fatica a reggersi in piedi ed è molto permalosa.
Martina invidia la bellezza e la perfezione di Carla e Nadia, e cerca di distaccarsi dallo scialbore di Anna e Benedetta, ma allo stesso tempo si sente sempre fuori posto.
A vederle così sono un gruppo male assortito, perché sia caratterialmente che atleticamente sono un po’ squilibrate come squadra, eppure la coach (grassa, brutta, severissima e che fa quasi ribrezzo alle giovani allieve) le incita sempre a stare tutte e cinque unite come “un unico corpo, un unico cuore”.
I giorni di pre-qualifiche saranno determinanti per il ritmo della squadra e gli equilibri verranno scossi non poco! A partire dal fatto che Martina viene messa in camera con Carla e Nadia (cosa che la mette terribilmente a disagio, visto il rapporto quasi morboso che c’è tra le due ragazze) dalla coach che la vuole sfruttare come “spia in incognito”. Questa costante imposizione metterà Martina nella scomodissima posizione di vedere e sentire cose che non vorrebbe, di essere obbligata dalla bulla a fare cose che non farebbe mai e a reagire in modo assolutamente imprevedibile.
E come se non bastasse, altri due personaggi incasineranno ulteriormente le cose: il ginnasta polacco Karl, e la giovanissima ginnasta rumena Petrika Ladeci. Petrika è una ginnasta eccellente, minuscola di statura e considerata da tutto come candidata al podio. Si allena costantemente, non si ferma mai, e ha perfino l’abitudine di andare a correre all’alba nel bosco accanto all’hotel dove alloggiano tutti gli atleti, nonostante la neve e il freddo gelido.
Ciò irrita terribilmente Carla, che vorrebbe essere lei costantemente al centro dell’attenzione, soffre di manie di protagonismo e vede in Petrika non una rivale da battere, ma piuttosto un fastidioso ostacolo per il proprio podio. Pertanto, Carla non esiterà a sfogare tutta la rabbia repressa nei confronti della giovane atleta rumena sia alle sue spalle che in faccia: innumerevoli cattiverie al veleno e calunnie totalmente inventate usciranno dalla bocca di Carla, assecondata da Nadia che le è totalmente succube.
La squadra italiana dovrebbe concentrarsi a rimanere unita e a mantenere la testa sul loro obiettivo: gareggiare al meglio e qualificarsi. Eppure…
La storia è narrata da Martina, che osserva e spiega ogni dettaglio quasi sotto forma di diario, è suddivisa giorno per giorno durante la settimana dal lunedì alla domenica, giorno delle qualifiche. Molte cose andranno storte e ci sarà più di qualcuno che non reggerà la pressione e perderà notevolmente le staffe superando decisamente i limiti.
Un hotel sperduto in mezzo ai boschi, circondato da neve e vento gelido, e una palestra raggiungibile a piedi dove tutti gli atleti si allenano e preparano alle gare. Forse è questo che dovrebbe insospettire il lettore e suggerirgli il sentore che qualcosa andrà tremendamente storto?
Un aspetto della storia che trapela e che si riconosce è decisamente il lato sportivo agonistico: i body scintillanti e la perfezione viaggiano a braccetto con quei corpi piccoli messi costantemente a dura prova. La fatica, i sacrifici, le insicurezze e la pressione che provano delle atlete così giovani ogni giorno della loro vita per un unico scopo: vincere. Non importa se si trascinano dietro sacrifici più grandi di loro, una sfilza infortuni e rischiano costantemente l’osso del collo.
Quello però che caratterizza anche il libro è la narrazione di Martina-noiosina (così la canzonano Carla e Nadia): il modo di raccontare della protagonista è scritto in modo poco scorrevole, complice la quasi totale assenza di punteggiatura e il continuo divagare tipico del flusso di coscienza.
Questo aspetto mi ha un po’ indispettita e ha rallentato la lettura che, nonostante le potenzialità apparenti della storia, è stata un po’ una delusione.
Nelle prime 150-160 pagine non succede quasi nulla di enormemente rilevante, se non il crescendo di insoddisfazione, crudeltà e gelosia delle atlete, e solo nell’ultima ventina di pagine c’è il vero colpo di scena: un omicidio da risolvere.
La narrazione quasi piatta della protagonista non mi ha entusiasmata: è come se non sia andata oltre le apparenze, non abbia scavato in profondità e sia stata un’osservatrice parzialmente attenta ma solo al lato esteriore, più che di quello reale dei personaggi e della storia.
Proprio per questo non so bene come identificare il libro che ho letto.
La mia curiosità di arrivare alla fine era spinta proprio dalla voglia di sapere dove sarebbe andata a parare la storia… e sono rimasta un po’ delusa.
Proprio per questo, ho voluto recuperare l’omonima fiction Rai tratta proprio dal libro, e le differenze sono state eclatanti e numerose.
Certo complici probabilmente 11 anni di distanza tra l’uscita del libro e la serie, quest’ultima ha una trama molto più elaborata, dal ritmo più incalzante, dove le difficoltà delle atlete sono tirate maggiormente agli estremi ma motivatamente.
Queste motivazioni inserite nella trama danno decisamente una svolta più vivida alla storia, che subisce sì cambiamenti, ma acquisisce vitalità e senso.
Quindi, qualora vogliate approcciarvi all’opera di Ilaria Bernardini (che ha anche scritto la sceneggiatura dell’omonima fiction assieme a Chiara Barzini, Ludovica Rampoldi e Giordana Mari) vi consiglio nettamente prima la lettura del libro, e, solo conseguentemente, la visione della serie televisiva.
Ma in particolare è una ginnasta agonista, passa le sue giornate in palestra da quando aveva solo quattro anni e per lei questo sport è tutto. Ha dedicato totalmente il proprio tempo, le energie e la vita a uno sport davvero tosto che richiede enormi sacrifici sia fisici che emotivi. Soprattutto perché la “vita di una ginnasta” è di breve durata: sono pochissime le ginnaste agoniste che arrivano a superare i vent’anni continuando a gareggiare ad alti livelli.
Ma chi fa ginnastica si allena con lo scopo di gareggiare e vincere. E per farlo bisogna essere le migliori, sempre, costantemente, a tutti i costi.
Questo libro inizia quando Martina si appresta a partire per Bucarest, in Romania, per una settimana di allenamenti intensivi e le tanto agognate gare di qualificazioni alle Olimpiadi.
Le altre atlete italiane selezionate che gareggeranno assieme a Martina sono le coetanee Carla, Nadia, Anna e Benedetta.
Carla e Nadia le conosce da quando avevano sette anni, quelle due sono inseparabili e parlano e si muovono sempre in sincrono: se Carla è felice, lo è anche Nadia, se Carla si arrabbia, lo fa anche Nadia. Però non potrebbero essere più diverse.
Carla proviene da una famiglia molto credente e semi-ricca, si trucca, mette le gonne, se la tira, vuole essere sempre provocante, ma soprattutto dice continuamente cattiverie su tutti e il suo modo di fare è brutale e da bulla. Nadia invece veste sempre in tuta o jeans, non si trucca, tiene i capelli sempre raccolti in una coda tiratissima, ha una madre che non la considera molto, e pende letteralmente dalle labbra di Carla: qualsiasi cosa Carla dica, lei ride, la segue, sta al suo gioco ed è sempre dalla sua parte, quasi fosse l’ombra dell’amica.
Ma la cosa più importante è che Carla è la punta di diamante della squadra di ginnastica, l’atleta su cui tutti puntano per la vittoria.
Anna e Benedetta invece si allenano in due “club di poveracce” e nonostante non siano così eccezionali in ginnastica artistica, si uniscono sempre al gruppo durante gli allenamenti con la Nazionale. Anna è di famiglia benestante, ma ha paura di tutto e spesso subisce bullismo da Carla; Benedetta invece è palesemente anoressica, spesso fatica a reggersi in piedi ed è molto permalosa.
Martina invidia la bellezza e la perfezione di Carla e Nadia, e cerca di distaccarsi dallo scialbore di Anna e Benedetta, ma allo stesso tempo si sente sempre fuori posto.
A vederle così sono un gruppo male assortito, perché sia caratterialmente che atleticamente sono un po’ squilibrate come squadra, eppure la coach (grassa, brutta, severissima e che fa quasi ribrezzo alle giovani allieve) le incita sempre a stare tutte e cinque unite come “un unico corpo, un unico cuore”.
I giorni di pre-qualifiche saranno determinanti per il ritmo della squadra e gli equilibri verranno scossi non poco! A partire dal fatto che Martina viene messa in camera con Carla e Nadia (cosa che la mette terribilmente a disagio, visto il rapporto quasi morboso che c’è tra le due ragazze) dalla coach che la vuole sfruttare come “spia in incognito”. Questa costante imposizione metterà Martina nella scomodissima posizione di vedere e sentire cose che non vorrebbe, di essere obbligata dalla bulla a fare cose che non farebbe mai e a reagire in modo assolutamente imprevedibile.
E come se non bastasse, altri due personaggi incasineranno ulteriormente le cose: il ginnasta polacco Karl, e la giovanissima ginnasta rumena Petrika Ladeci. Petrika è una ginnasta eccellente, minuscola di statura e considerata da tutto come candidata al podio. Si allena costantemente, non si ferma mai, e ha perfino l’abitudine di andare a correre all’alba nel bosco accanto all’hotel dove alloggiano tutti gli atleti, nonostante la neve e il freddo gelido.
Ciò irrita terribilmente Carla, che vorrebbe essere lei costantemente al centro dell’attenzione, soffre di manie di protagonismo e vede in Petrika non una rivale da battere, ma piuttosto un fastidioso ostacolo per il proprio podio. Pertanto, Carla non esiterà a sfogare tutta la rabbia repressa nei confronti della giovane atleta rumena sia alle sue spalle che in faccia: innumerevoli cattiverie al veleno e calunnie totalmente inventate usciranno dalla bocca di Carla, assecondata da Nadia che le è totalmente succube.
La squadra italiana dovrebbe concentrarsi a rimanere unita e a mantenere la testa sul loro obiettivo: gareggiare al meglio e qualificarsi. Eppure…
La storia è narrata da Martina, che osserva e spiega ogni dettaglio quasi sotto forma di diario, è suddivisa giorno per giorno durante la settimana dal lunedì alla domenica, giorno delle qualifiche. Molte cose andranno storte e ci sarà più di qualcuno che non reggerà la pressione e perderà notevolmente le staffe superando decisamente i limiti.
Un hotel sperduto in mezzo ai boschi, circondato da neve e vento gelido, e una palestra raggiungibile a piedi dove tutti gli atleti si allenano e preparano alle gare. Forse è questo che dovrebbe insospettire il lettore e suggerirgli il sentore che qualcosa andrà tremendamente storto?
Un aspetto della storia che trapela e che si riconosce è decisamente il lato sportivo agonistico: i body scintillanti e la perfezione viaggiano a braccetto con quei corpi piccoli messi costantemente a dura prova. La fatica, i sacrifici, le insicurezze e la pressione che provano delle atlete così giovani ogni giorno della loro vita per un unico scopo: vincere. Non importa se si trascinano dietro sacrifici più grandi di loro, una sfilza infortuni e rischiano costantemente l’osso del collo.
Quello però che caratterizza anche il libro è la narrazione di Martina-noiosina (così la canzonano Carla e Nadia): il modo di raccontare della protagonista è scritto in modo poco scorrevole, complice la quasi totale assenza di punteggiatura e il continuo divagare tipico del flusso di coscienza.
Questo aspetto mi ha un po’ indispettita e ha rallentato la lettura che, nonostante le potenzialità apparenti della storia, è stata un po’ una delusione.
Nelle prime 150-160 pagine non succede quasi nulla di enormemente rilevante, se non il crescendo di insoddisfazione, crudeltà e gelosia delle atlete, e solo nell’ultima ventina di pagine c’è il vero colpo di scena: un omicidio da risolvere.
La narrazione quasi piatta della protagonista non mi ha entusiasmata: è come se non sia andata oltre le apparenze, non abbia scavato in profondità e sia stata un’osservatrice parzialmente attenta ma solo al lato esteriore, più che di quello reale dei personaggi e della storia.
Proprio per questo non so bene come identificare il libro che ho letto.
La mia curiosità di arrivare alla fine era spinta proprio dalla voglia di sapere dove sarebbe andata a parare la storia… e sono rimasta un po’ delusa.
Proprio per questo, ho voluto recuperare l’omonima fiction Rai tratta proprio dal libro, e le differenze sono state eclatanti e numerose.
Certo complici probabilmente 11 anni di distanza tra l’uscita del libro e la serie, quest’ultima ha una trama molto più elaborata, dal ritmo più incalzante, dove le difficoltà delle atlete sono tirate maggiormente agli estremi ma motivatamente.
Queste motivazioni inserite nella trama danno decisamente una svolta più vivida alla storia, che subisce sì cambiamenti, ma acquisisce vitalità e senso.
Quindi, qualora vogliate approcciarvi all’opera di Ilaria Bernardini (che ha anche scritto la sceneggiatura dell’omonima fiction assieme a Chiara Barzini, Ludovica Rampoldi e Giordana Mari) vi consiglio nettamente prima la lettura del libro, e, solo conseguentemente, la visione della serie televisiva.
Ilaria Bernardini nata a Milano nel 1977, è laureata in Filosofia della Scienza, scrive per giornali, televisione e cinema. Tra i suoi romanzi ricordiamo: I supereroi (Bompiani, 2009), Corpo libero (Feltrinelli, 2010), Domenica (Feltrinelli, 2012), Faremo foresta (Mondadori, 2018), Il ritratto (Mondadori, 2020). Pubblica poi le raccolte di racconti: La fine dell’amore (I Libri di Isbn/Guidemoizzi, 2006) e L’inizio di tutte le cose (Indiana).
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