Titolo: Dove ti ho perso
[Titolo originale: The Keeper of Lost Things]
Autore: Ruth Hogan
Editore: Rizzoli
Data di uscita: 14 Settembre 2017
Genere: Narrativa | Romance
Pagine: 308
Volume: autoconclusivo
Anthony Peardew colleziona e custodisce oggetti smarriti. Lo fa da quarant’anni, da quando ha perso il ciondolo, regalo di Therese, la fidanzata, proprio nel giorno in cui la ragazza è morta in un incidente. Stravolto dalla perdita, Anthony negli anni ha cercato conforto in quelle piccole cose trovate per strada o in un parco, sfuggite da una tasca o dimenticate al tavolo di un caffè o sul sedile di un treno. Pensava che, se avesse riconsegnato ogni oggetto al legittimo proprietario, qualcuno un giorno avrebbe bussato per restituirgli il suo. Ora, al tramonto della sua esistenza, vuole cedere questa missione alla sua assistente, Laura, lasciandole anche la bella villa in cui abita con tutto quello che contiene. Quello stesso giorno di quarant’anni fa, Eunice iniziava a lavorare come segretaria di redazione in una piccola casa editrice e per la fretta e l’emozione si era scontrata con Anthony. In apparenza un imprevisto da niente lungo i sentieri delle loro vite. Ma di ogni cosa, di ogni incontro, resta una traccia. Sono particelle in sospensione sopra i nostri giorni, che aspettano di posarsi. Perché tutto torni al proprio posto, adesso, Laura ed Eunice si devono trovare.
Leggere Dove ti ho perso è rinfrescarsi all’ombra di un racconto caldo. Tante piccole storie ne punteggiano l’anima, a comporre un romanzo confortante, ironico, dove l’amore attraversa ogni essere vivente, ogni esistenza, in maniera lieve eppure definitiva. Una storia autentica e delicata sul potere delle coincidenze e sulla fatalità dei piccoli eventi, quelli che sembrano essere senza importanza.
Una storia dolce e passionale, che fa sognare e svela dove trovare l'amore: proprio qui davanti a te, se guardi gli altri con occhi diversi e ti fai conoscere per davvero.
Ruth Hogan vive a nord di Londra ed è un’appassionata collezionista. Questo è il suo primo romanzo, in corso di traduzione in quattordici paesi e nato durante una lunga malattia che l’ha tenuta sveglia per molte notti.La collezione di oggetti dell’autrice è consultabile su #keeperOfLostThings. Instagram.com/ruthmariehogan
Sul treno spesso ci si fa prendere dalla stanchezza, o dalla fretta, e si rischia di dimenticare qualcosa, magari perché pieni di bagagli o sovrappensiero… È questo ciò che capita ad un uomo distratto che dimentica sul treno una scatola di metallo, di quelle che in genere contengono dei biscotti molto buoni... e quando la scatola sta quasi per cadere, in bilico sul sedile, viene all’ultimo istante salvata dalle mani di Anthony Peardew, dotato non solo di ottimi riflessi, ma soprattutto di un’attenzione particolare per tutto quel che lo circonda.
Il signor Peardew è un uomo molto distinto ed abita in una lussuosa villa, Villa Padova, dove tutto è si elegante, ma prevale nettamente la precisione e la cura quasi maniacale con cui tutte le cose sono messe in ordine, e spicca la raffinatezza con cui ogni cosa è stata disposta…
Con la scatola ancora in mano, Anthony Peardew entra in casa e la posa sul tavolo, giusto un attimo prima di prendere un’etichetta marrone per bagagli, dove scrivere con una elegante stilografica in una calligrafia precisa ed ordinata Data ed ora, e luogo del ritrovamento…
Infatti, nonostante Anthony avesse cercato più volte di far recapitare la scatola al proprietario qualora fosse tornato sui suoi passi a cercarla in stazione, si era sentito rispondere che non accadeva mai e anzi di gettarla nell’immondizia. Ma come avrebbe mai potuto il signor Peardew fare una cosa simile, soprattutto dopo aver visto che dentro la scatola c’era una sottile polvere grigia, per nulla pesante e aver intuito “cosa” o meglio “chi” potesse essere?
Per questo sull’etichetta aveva scritto:
La villa non contiene nessun oggetto tecnologico o moderno, tutto è rimasto come una volta, tutto fermo a 40 anni prima, l’epoca in cui fu scattata la foto di una giovane donna dai capelli mossi e grandi occhi scuri così scintillanti e carismatici da risultarlo anche attraverso una semplice foto in bianco e nero… Foto che Anthony tiene con moltissima cura conservata in una cornice d’argento e sempre a portata di mano, ed è facile capire quanto lui sia legato a quella foto, o meglio a Therese, la donna raffigurata.
Forse è per questo che tutto si è come fermato nella casa e nella vita di Anthony, e nonostante siano passati 40 anni gli incubi lo assillano e i tristi ricordi gli attanagliano il cuore…
Fortuna che il Custode degli Oggetti Smarriti non sia da solo in quella grande e bella casa, visto che c’è Laura a lavorare per lui prendendosi amorevolmente cura della casa e di quell’uomo così distinto e raffinato che quasi 6 anni prima l’aveva assunta a lavorare per lui e diventatole talmente caro da essergli affezionata come una nipote allo zio preferito.
Laura aveva appena 35 anni quando venne assunta e ricorda ancora i dettagli così curati della casa (come la tovaglietta bianca sul vassoio dove le venne servito il thè) che l’avevano decisamente convinta che stesse facendo proprio la scelta giusta a proporsi lì, e quel colloquio di lavoro seppur breve e allo stesso tempo perfetto, fosse davvero un meraviglioso regalo di compleanno…
Un regalo che da allora le aveva decisamente salvato la vita, allontanandola dall’ex marito Vince Darby, un donnaiolo ricco, sfacciato ed arrogante che l’aveva presa in sposa giovanissima forse per “nobilitare” la propria reputazione, fregandosene di rovinare così la vita ad una fanciulla piena di speranze e sogni per la sua vita, una ragazza che fin da piccola si era dovuta rimboccare le maniche e che veniva da una famiglia umile ma piena di sani principi.
Ora prendersi cura della casa è un ottimo modo per distoglierla dai pensieri di quello che ha passato e di tutti gli anni sprecati a fianco di Vince, e perciò è forse normale che lei avrebbe piacere di conoscere un po’ di più il giardiniere Freddy… o del perché la piccola pendola da tavolo blu si fermi sempre alla stessa ora, le 11:55, sebbene Laura la ricarichi con molta premura…
Se da una parte Laura continua ad essere grata al signor Peardew (diventato ora amichevolmente Anthony, seppur trattato con tutto il rispetto e la reverenza che si conviene al luogo di lavoro e ad un uomo cos’ distinto) e ci mette tutto l’impegno possibile per prendersi cura della casa, la stuzzica un pizzico di curiosità riguardo al misterioso studio, l’unica stanza di tutta quella immensa casa dove nessuno possa accedere, a parte Anthony, una stanza dove lui passa moltissimo tempo, ma la cui porta rimane sempre chiusa…
Altra figura importante in questa storia è Eunice, la quale nel 1974 (esattamente 40 anni prima) si affrettava a correre al suo colloquio di lavoro per diventare assistente di un affermato editore, cercando non tanto una paga alta, ma soprattutto un lavoro che non fosse mai noioso… e a momenti si scontra con un uomo elegante e distinto che, fermo sul marciapiedi, osserva l’orologio come se stesse aspettando qualcuno con impazienza, qualcuno che alle 11:55 lo fa attendere…
Qual è il legame che lega in modo particolare questi tre personaggi?
Che importanza avrà quell’ora 11:55?
E cosa avrà spinto un uomo così raffinato come Anthony Peardew a prendersi cura di tutti gli oggetti smarriti che trova in giro?
Perché li etichetta così precisamente?
Non mi addentro ulteriormente nei dettagli del racconto, perché preferisco lasciare ad ogni lettore l'emozione di addentrarsi da solo tra le pagine di questo splendido libro, che è tanto elegante e raffinato quanto il suo protagonista!
Lo stile così preciso ed accurato sia nelle descrizioni che nella forma delle frasi, mi è piaciuto così tanto da catapultarmi nelle stanze di Villa Padova, dove ho potuto godere appieno di ogni singolo dettaglio sia all’interno della Villa che all’esterno del meraviglioso giardino…
Pian piano ho potuto capire cosa si nasconde dietro alla vita dei protagonisti ed in particolare di Anthony Peardew, in cui mi ci sono in parte rivista! Non tanto per lo stile di vita o la casa, ma per l’enorme accuratezza con cui tratta ogni singolo oggetto che trova, la storia che si immagina possa aver vissuto e perché sa stato abbandonato… quanto possa essere importante per chi l’ha perso o, al contrario, perché abbia assunto una rilevanza così grande per il Custode degli Oggetti Smarriti…
Sono stata molto toccata dalla storia racchiusa in questo libro e non posso che consigliare vivissimamente la lettura di questo libro a chiunque abbia una grande sensibilità, a tutti coloro che conservano con cura i ricordi, a chiunque pensi che la memoria di ciò che abbiamo vissuto sia così preziosa da dover essere conservata con la massima cura…
Perciò non esitate: correte subito a prendere “Dove ti ho perso” e vedrete che ne sarete affascinati anche voi, almeno come lo è stato per me.
Il signor Peardew è un uomo molto distinto ed abita in una lussuosa villa, Villa Padova, dove tutto è si elegante, ma prevale nettamente la precisione e la cura quasi maniacale con cui tutte le cose sono messe in ordine, e spicca la raffinatezza con cui ogni cosa è stata disposta…
Con la scatola ancora in mano, Anthony Peardew entra in casa e la posa sul tavolo, giusto un attimo prima di prendere un’etichetta marrone per bagagli, dove scrivere con una elegante stilografica in una calligrafia precisa ed ordinata Data ed ora, e luogo del ritrovamento…
Infatti, nonostante Anthony avesse cercato più volte di far recapitare la scatola al proprietario qualora fosse tornato sui suoi passi a cercarla in stazione, si era sentito rispondere che non accadeva mai e anzi di gettarla nell’immondizia. Ma come avrebbe mai potuto il signor Peardew fare una cosa simile, soprattutto dopo aver visto che dentro la scatola c’era una sottile polvere grigia, per nulla pesante e aver intuito “cosa” o meglio “chi” potesse essere?
Per questo sull’etichetta aveva scritto:
Scatola di biscotti Huntley & Palmers.
Contenente le ceneri di una cremazione?
Trovata a sei carrozze dalla testa, sul treno delle 14:42
da London Bridge a Brighton.
Defunto Ignoto. Dio lo benedica e riposi in pace.
La villa non contiene nessun oggetto tecnologico o moderno, tutto è rimasto come una volta, tutto fermo a 40 anni prima, l’epoca in cui fu scattata la foto di una giovane donna dai capelli mossi e grandi occhi scuri così scintillanti e carismatici da risultarlo anche attraverso una semplice foto in bianco e nero… Foto che Anthony tiene con moltissima cura conservata in una cornice d’argento e sempre a portata di mano, ed è facile capire quanto lui sia legato a quella foto, o meglio a Therese, la donna raffigurata.
Forse è per questo che tutto si è come fermato nella casa e nella vita di Anthony, e nonostante siano passati 40 anni gli incubi lo assillano e i tristi ricordi gli attanagliano il cuore…
Fortuna che il Custode degli Oggetti Smarriti non sia da solo in quella grande e bella casa, visto che c’è Laura a lavorare per lui prendendosi amorevolmente cura della casa e di quell’uomo così distinto e raffinato che quasi 6 anni prima l’aveva assunta a lavorare per lui e diventatole talmente caro da essergli affezionata come una nipote allo zio preferito.
Laura aveva appena 35 anni quando venne assunta e ricorda ancora i dettagli così curati della casa (come la tovaglietta bianca sul vassoio dove le venne servito il thè) che l’avevano decisamente convinta che stesse facendo proprio la scelta giusta a proporsi lì, e quel colloquio di lavoro seppur breve e allo stesso tempo perfetto, fosse davvero un meraviglioso regalo di compleanno…
Un regalo che da allora le aveva decisamente salvato la vita, allontanandola dall’ex marito Vince Darby, un donnaiolo ricco, sfacciato ed arrogante che l’aveva presa in sposa giovanissima forse per “nobilitare” la propria reputazione, fregandosene di rovinare così la vita ad una fanciulla piena di speranze e sogni per la sua vita, una ragazza che fin da piccola si era dovuta rimboccare le maniche e che veniva da una famiglia umile ma piena di sani principi.
Ora prendersi cura della casa è un ottimo modo per distoglierla dai pensieri di quello che ha passato e di tutti gli anni sprecati a fianco di Vince, e perciò è forse normale che lei avrebbe piacere di conoscere un po’ di più il giardiniere Freddy… o del perché la piccola pendola da tavolo blu si fermi sempre alla stessa ora, le 11:55, sebbene Laura la ricarichi con molta premura…
Se da una parte Laura continua ad essere grata al signor Peardew (diventato ora amichevolmente Anthony, seppur trattato con tutto il rispetto e la reverenza che si conviene al luogo di lavoro e ad un uomo cos’ distinto) e ci mette tutto l’impegno possibile per prendersi cura della casa, la stuzzica un pizzico di curiosità riguardo al misterioso studio, l’unica stanza di tutta quella immensa casa dove nessuno possa accedere, a parte Anthony, una stanza dove lui passa moltissimo tempo, ma la cui porta rimane sempre chiusa…
Altra figura importante in questa storia è Eunice, la quale nel 1974 (esattamente 40 anni prima) si affrettava a correre al suo colloquio di lavoro per diventare assistente di un affermato editore, cercando non tanto una paga alta, ma soprattutto un lavoro che non fosse mai noioso… e a momenti si scontra con un uomo elegante e distinto che, fermo sul marciapiedi, osserva l’orologio come se stesse aspettando qualcuno con impazienza, qualcuno che alle 11:55 lo fa attendere…
Qual è il legame che lega in modo particolare questi tre personaggi?
Che importanza avrà quell’ora 11:55?
E cosa avrà spinto un uomo così raffinato come Anthony Peardew a prendersi cura di tutti gli oggetti smarriti che trova in giro?
Perché li etichetta così precisamente?
Non mi addentro ulteriormente nei dettagli del racconto, perché preferisco lasciare ad ogni lettore l'emozione di addentrarsi da solo tra le pagine di questo splendido libro, che è tanto elegante e raffinato quanto il suo protagonista!
Lo stile così preciso ed accurato sia nelle descrizioni che nella forma delle frasi, mi è piaciuto così tanto da catapultarmi nelle stanze di Villa Padova, dove ho potuto godere appieno di ogni singolo dettaglio sia all’interno della Villa che all’esterno del meraviglioso giardino…
Pian piano ho potuto capire cosa si nasconde dietro alla vita dei protagonisti ed in particolare di Anthony Peardew, in cui mi ci sono in parte rivista! Non tanto per lo stile di vita o la casa, ma per l’enorme accuratezza con cui tratta ogni singolo oggetto che trova, la storia che si immagina possa aver vissuto e perché sa stato abbandonato… quanto possa essere importante per chi l’ha perso o, al contrario, perché abbia assunto una rilevanza così grande per il Custode degli Oggetti Smarriti…
Sono stata molto toccata dalla storia racchiusa in questo libro e non posso che consigliare vivissimamente la lettura di questo libro a chiunque abbia una grande sensibilità, a tutti coloro che conservano con cura i ricordi, a chiunque pensi che la memoria di ciò che abbiamo vissuto sia così preziosa da dover essere conservata con la massima cura…
Perciò non esitate: correte subito a prendere “Dove ti ho perso” e vedrete che ne sarete affascinati anche voi, almeno come lo è stato per me.
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