venerdì 27 gennaio 2017

[Recensione] ASSASSINIO SUL SENTIERO DORATO - Stuart M. Kaminsky - Giulio Einaudi Editore


Titolo: Assassinio sul sentiero dorato
[Titolo originale: Murder on the Yellow Brick Road]
Autore: Stuart M. Kaminsky
Editore: Giulio Einaudi Editore
Data di uscita: 30 Agosto 2005
Genere: Thriller | hard-boiled
Pagine: 179
Volume: autoconclusivo

Los Angeles, 1940. Sul set in disuso del film Il mago di Oz, viene ritrovato il cadavere di un marameo, a faccia in giù sul sentiero dorato. Louis B. Mayer, leggendario fondatore e capo della Metro-Goldwyn-Mayer, assume lo strampalato detective Toby Peters per indagare sull'omicidio. Ma anche Judy Garland riceve delle minacce, e cosí Peters si mette al lavoro, scandagliando nei recessi della fabbrica dei sogni hollywoodiana, muovendosi tra attori bambini, filosofi di mezza tacca e star di prima grandezza, che collaborano attivamente alle indagini. Ma Toby Peters possiede il cervello, il cuore e il coraggio sufficienti per risolvere questo bizzarro caso prima che una trappola perversa scatti su di lui, trasformandolo da cacciatore in preda?


Stuart Kaminsky (Chicago, 1934 - Sant Louis, 2009) è autore di una serie di romanzi polizieschi, ambientati nella Hollywood degli anni Quaranta, che vedono protagonista l'investigatore privato Toby Peters. Parte dei suoi libri sono stati tradotti in Italia da Mondadori: Giocarsi fa pelle, Il caso Howard Hughes e High Midnight (dove Toby Peters deve difendere Gary Cooper e dove è coinvolto nella vicenda anche Ernest Hemingway). Presso Einaudi ha pubblicato Non fate arrabbiare i vampiri (1999 «I coralli») e Assassinio sul sentiero dorato (2005, «Stile libero Noir»).

Buongiorno lettori!!
Oggi ho scelto con grandissimo piacere di parlarvi di un libro scoperto un po' per caso, ma che mi ha colpita talmente tanto da volerlo condividere con tutti!! 😊
Non è un libro tanto recente, ma spulciate nelle biblioteche, nei banchetti di libri usati e nelle librerie di amici e parenti pur di trovarlo: non ve ne pentirete!! 😉
Fatemi sapere cosa ne pensate, se l'avete già letto o lo farete, ogni vostro commento sotto al post è ben accetto.


«Ci volle un po’ prima che il Leone Codardo si risvegliasse, perché aveva trascorso molto tempo in mezzo ai papaveri e aveva respirato il loro velenoso profumo, ma quando finalmente riaprì gli occhi e si lasciò rotolare giù dal carro, fu assai contento di trovarsi ancora in vita. »
L. FRANK BAUM “Il Mago DI OZ”

“Qualcuno aveva ucciso un marameo.” Queste sono le prime parole di un libro che, a colpo d’occhio, sia per titolo che per copertina, mi ha talmente incuriosita da prenderlo in mano decidendo di leggerlo, ancor prima di leggerne la trama… che poi comunque mi ha convinta ulteriormente! 😉

Chi mi conosce molto bene sa quanto io sia legata al film “Il Mago di OZ” e a “Ritorno ad OZ” fin da quand’ero molto piccola (basti pensare che all'asilo avevo un paio di pantofoline rosso rubino brillanti che io indossavo tutta orgogliosa perché come quelle di Dorothy nel film! o anche quanto la parola “cestino della merenda” mi facesse venire l’acquolina in bocca… chiedete a mia sorella!! 😉 ♥).

Comunque sia, ho iniziato a leggere “Assassinio sul sentiero dorato” con grande entusiasmo, che è stato decisamente ripagato!!! Infatti lo si può collocare tra i Noir e i Gialli come genere, ma come stile di scrittura mi ha subito fatto venire in mente una sceneggiatura di un film… e di fatti il libro è ambientato per la gran parte negli studi cinematografici della Mgm (Metro-Goldwin-Mayer) e come dice il titolo, ci sono moltissimi riferimenti al film “Il Mago di OZ”, seppur non dal punto di vista del racconto di Baum.

Infatti venerdì 1 Novembre 1940 una telefonata alquanto strana giunge alla cornetta del detective privato Toby Peters (Tobias Leo Pevsner): Judy Garland in persona chiede disperatamente il suo aiuto dopo aver trovato il cadavere accoltellato di un marameo (il nano, stranamente col costume di scena, era accasciato a terra sul sentiero dorato del set, non ancora smontato) della città di Marameide ad OZ.
Perciò Peters, 44 anni, qualche pelo grigio tra le basette corte, il naso schiacciato contro la faccia da qualche pugno di troppo (che poi si scoprirono dati dal fratello maggiore Phil, poliziotto, che inspiegabilmente lo odia a morte!) e ragionevolmente robusto, single ed un po’ squattrinato (infatti ha ben pochi averi ed abita in un bungalow in affitto in un quartiere… non troppo rinomato), si precipita agli studi cinematografici (a Washington su Culver City) alla massima velocità, sulla sua Buick del ’34.

Ai cancelli della Mgm, trova Buck McCarthy, un “cowboy” all’entrata, che lo scorta personalmente fino all’ufficio di Warren Hoff, vicepresidente aggiunto per le Pubbliche relazioni (lui un po’ più alto di Peters, poco più robusto e con qualche anno di più, ma affidabile e preciso nel suo lavoro), che lo trascina con tutta fretta e scusandosi gli chiede estrema riservatezza della faccenda, ammettendo di aver ricevuto il suo nominativo da Andy Markopulis, uno dei responsabili della Sicurezza alla Mgm, ex collega e conoscente di Peters. La scena che lo attende è alquanto macabra non tanto per l’uccisione di quel pover'uomo accoltellato, ma per il fatto che non sia stato toccato nulla per non “intaccare la scena del crimine” e pertanto quel poveretto era rimasto lì per ore: va bene che era morto e ormai non ci si poteva fare più nulla, però…

Hoff ovviamente spiega tutti gli antefatti al detective, come per esempio il fatto che, nonostante il film fosse stato filmato più di un anno prima, le scenografie non fossero state ancora smontate nell’eventualità di un seguito (e anche perché costosissime, quindi non da sprecare senza ritegno), del fatto che spesso i nani facessero foto in costume con il visitatori o con dei personaggi famosi in visita agli studi, pur di racimolare qualche soldo in più, ma che molto stranamente quel giorno non ci fossero visite in programma.

Da qui si spostano verso i camerini di Judy Garland, dato che la giovane aveva espressamente richiesto di parlare col detective Peters, pertanto nonostante l’occasione funesta, l’emozione di incontrare la star in persona emozionava un po’ Toby… e di fatti l’incontro con la giovanissima 18enne Judy in carne ed ossa è alquanto particolare: lei era più bassa di quel che lui s’immaginava, neanche un metro e sessanta, ed indossa un vaporoso costume bianco ed i capelli raccolti in una acconciatura per farla sembrare più alta, o più adulta, o entrambe le cose assieme, pronta per girare un altro film, dove interpreta il ruolo di una donna (e non di una ragazzina!), quindi gli risultava alquanto strano vederla truccata da persona più matura.

L’agitazione della ragazza però non le impedisce di riferire un dettaglio importante, e cioè che era stata informata tramite una telefonata anonima fatta da una vocetta squillante ma maschile, senza accento di nessun tipo, di andare immediatamente negli studi di Marameide… dove appunto lei aveva trovato il cadavere. Se però la giovane pareva addolorata, tutt’altro effetto era quello che suscitava Cassie James, costumista ed amica di Judy Garland, una donna sui 35 anni di una particolare bellezza, dai lunghi capelli scuri, gli occhi leggermente a mandorla ed ammiccanti, ed un sorrisetto accattivante.

Un po’ per indole investigativa, un po’ per proteggere la giovanissima carriera di Judy, Peters decide di accettare il lavoro, dopo grande insistenza di uno dei tre fondatori, Louis B. Mayer, e prende accordi con lui in persona per la paga (50$ al giorno più spese), sebbene sappia di essere stato spudoratamente interpellato da costui in quanto fratello di un poliziotto e per evitare assolutamente che la questione finisse in fasto ai media: non era decisamente il caso che la faccenda diventasse di dominio pubblico né per gli studi cinematografici, né tantomeno per la carriera della povera signorina Garland, così talentuosa ma totalmente estranea alla faccenda.
Ora, la questione investigativa poteva anche andar bene, seppure non ci fossero apparentemente molti elementi su cui lavorare al momento, ma la questione più spinosa era senz’altro convincere Phil non tanto perché poliziotto, ma perché fratello maggiore con un odio infinito per il povero Toby.

Ed è così che Toby Peters, supportato dal suo amico Sheldon Minck (dentista a tempo pieno più per passione che per ottenere un reale guadagno, dato che i suoi pazienti preferiti erano i malcapitati senzatetto della zona), col quale divideva un ufficio un po’ accampato, inizia a scoprire i primi dettagli della faccenda, ovvero che il marameo morto era stato identificato come James Cash e che dell’omicidio pareva esser stato incolpato un altro nano, Gunther Wherthman (con marcato accento svizzero”) ed anch’esso attore nel film, col quale c’erano stati alcuni contrasti durante il periodo delle riprese. Tuttavia un colloquio con Whertherman, fermato dalla polizia, induce Peters a pensare che sia stato incastrato, e così iniziano realmente le sue indagini, che lo porteranno innanzitutto ad interrogare i testimoni che affermavano di aver assistito ad una lite tra i due nani proprio quella mattina, ovvero il fotografo enorme, biondo e palestrato Barney Grundy, il regista Victor Fleming e il famoso attore Clark Gable.

Molte incongruenze e piste saltano fuori piano piano e così leggendo un capitolo dopo l’altro, rapita dal racconto e dalla narrazione scorrevolissima, piacevole ed accattivante, ho potuto via via apprezzare sempre di più il coraggio, i modi un po’ scontrosi ma diretti del detective, il suo sprezzo per la sua salute (rischierà la vita più di qualche volta!!) accompagnato dalla sua fidata pistola calibro 38 (.38) , la comparsa di personaggi inaspettati come il nano attore John Franklin Peese, uno scrittore di gialli Raymond Chandler, il proprietario di una palestra, misteri ed intrighi, il tutto condito da una pungente schiettezza nel racconto, condito col giusto pizzico di ironia. E ovviamente l’assassino è sempre quello che meno ci si aspetta, che agisce per i motivi più assurdi ed inimmaginabili!!

Davvero non mi aspettavo che “Assassino sul sentiero dorato” mi sarebbe piaciuto a tal punto da divorarlo in pochissimo tempo e anzi sarei molto tentata di tentare l’ardua impresa di recuperare altri libri di questo brillante e prolifico scrittore, anche se, ahimè, in Italia sono state tradotte ben poche di tutte le sue opere… e per giunta decenni fa, quindi ancor più difficili da trovare… 😔

Esito di lettura decisamente positivissimo, lo consiglio vivamente a chi come me adora i misteri, i film polizieschi, chi ha l’amore per il cinema e, soprattutto, chi si sa far catturare appieno da una storia mentre la legge. 😉 ♥



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